Catamarano o barca a vela?
Di Carlo Auriemma & Lizzi Eordegh
Dal sito
www.barcapulita.org
Durante
il nostro primo giro del mondo, alla fine degli anni 80,
incontrare un catamarano era una eccezione. Non ce n’erano. La
barca a vela oceanica era il monoscafo, punto e basta. Nel 93,
quando siamo ripartiti, la situazione era già mutata. A Hurgada,
nel nord del Mar Rosso, abbiamo incontrato il primo: un catamarano
autocostruito di 10,5 metri con il quale due Sudafricani avevano
risalito tutta la costa dell’Africa, stavano finendo di risalire
il Mar Rosso e si apprestavano ad entrare in Mediterraneo. Fu un
incontro fortunato perché procedevamo in senso opposto e potemmo
scambiarci le carte e le idee: in cambio di quelle del
Mediterraneo ci diedero tutte le carte della costa Africana, dalla
Somalia a Cape Town e in cambio di racconti e commenti sulla
traversata del canale di Suez, sui porti italiani greci e turchi,
ci raccontarono della Tanzania, del Sudan del Mozambico, tutte
informazioni preziose per orientarci in paesi di cui non sapevamo
quasi nulla. Scambiammo anche idee sulle differenze tre le due
barche e per la prima volta potemmo visitare a fondo un
catamarano. I proprietari ne erano stracontenti. Una delle 4
cabine che sono più o meno standard su tutti i catamarani era
stata trasformata in officina ed erano riusciti anche a farci
stare un piccolo compressore e le bombole, un’altra cabina era
diventata cala vele e deposito e ciò nonostante lo spazio a
disposizione era ancora moltissimo.
Dopo sei mesi, in
Eritrea, un altro, stavolta nostrano: era Doi Malingri, con un
aggeggio da guerra di 22 metri. Un catamarano costruito in Francia
per le grandi regate, che quel fulmine di guerra di Doi aveva
riattrezzato a barca da crociera e ricerca oceanica. A sessant’anni
suonati girava per il mondo cercando di concludere contratti di
noleggio con associazioni scientifiche per la ricerca sul mare e
nel tempo libero faceva volare i suoi gommoni volanti sperando di
venderli ai militari dei paesi che visitava. Di quel catamarano
ricordo la randa enorme, disumana, l’albero rotante, e una serie
di diavolerie tecnologiche e da corsa che non me lo fecero
invidiare neanche un po’. Ricordo anche la scoperta di come fosse
bello starsene seduti nell’enorme dinette con l’aria fresca che
entrava da prua attraverso grandi finestroni apribili, e il
piacere di vedere l’acqua limpida sotto di noi attraverso la
botola di emergenza. Sono passati dodici anni e la frequenza degli
incontri con i catamarani è andata aumentando. Incontrarli in
navigazione, averli di fianco negli ancoraggi e nei porti non è
più un’eccezione. Ce ne sono ovunque e cominciano a comparire,
timidamente, i primi trimarani da crociera. Qui in Pacifico tra i
nostri compagni di vagabondaggio (Americani, Neozelandesi,
Australiani e qualche europeo) i catamarani, rappresentano il
10-15% del totale. E’ un segno incontestabile dell’affermarsi di
questo nuovo modello e di una nuova filosofia della crociera.
Navigare su un catamarano o su una barca a vela è profondamente
diverso. Diversa la filosofia, diverse le dimensioni, diverso il
modo di muoversi nell’acqua, diverso il modo di affrontare il
cattivo tempo. La barca vela è immersa nel mare. Il catamarano è
appoggiato. Il monoscafo fende l’acqua, in catamarano ci scivola
sopra. Mentre nelle barche a vela la stabilità è assicurata dal
contrappeso che rappresenta 1/3 del peso totale, nel doppio scafo
la stabilità è data dalla larghezza. Più il catamarano è largo più
è sicuro. E’ per questo, forse, che quelli in circolazione negli
oceani di solito superano i 14 metri di lunghezza. Potendo fare a
meno del contrappeso i cat sono più leggeri, la superficie immersa
è inferiore, sono inferiori gli attriti con l’acqua e il risultato
è sotto gli occhi di tutti: una velocità molto più alta. Mentre
per una barca vela da 13 metri in traversata si prevede una media
di 100-120 miglia al giorno, su un catamarano di uguali dimensioni
la media sale a 180-200 miglia al giorno grazie agli 8 nodi di
velocità di crociera. Così la traversata di un oceano che richiede
25 giorni su una barca a vela, con un catamarano si farà in soli
15 giorni, il che fa una bella differenza. Più stabile, più
veloce, più spazio interno, niente più sbandamento e oggetti che
rotolano per la barca, una dinette grande come una piazza d’armi.
Ma dove sono i difetti svantaggi?
Un
tempo si diceva che i catamarani fossero barche intrinsecamente
insicure perché se si sovesciano non c’è il contrappeso a
raddrizzarli e restano rovesciati per sempre. Per questo sono
tutti dotati di una botola nel del pavimento che possa essere
aperta in caso di rovesciamento e consentire all’equipaggio di
uscire fuori dalla parte del fondo. Certo, immaginare se stessi in
mezzo a un oceano, seduti sulla chiglia di una barca rovesciata
non è una prospettiva gradevole, ma quale è la portata reale del
fenomeno? Quante sono le possibilità che il fattaccio succeda
veramente? A produrre il ribaltamento non è il vento forte, bensì
le onde. Perché un multiscafo lungo 14 metri, largo quindi una
decina, si inclini di 45° è necessaria un’onda alta almeno 10
metri. Se l’onda lo coglie di fianco e se frange proprio in quel
momento, c’è la possibilità che lo scafo si rovesci. Ma quante
volte capita di incontrare onde così? A noi, in 20 anni di
navigazione tropicale, non è mai successo. Nel mare più grosso in
cui ci siamo imbattuti, quando ci siamo spinti al di fuori dei
tropici, al largo del Sudafrica, abbiamo misurato onde di 6-7
metri. Certo, prima o poi può capitare di imbattersi anche in
quelle da 10, ma anche in quel caso non è detto che ci si rovesci
perché lo skipper farà di tutto per tenere il mare di poppa o di
prua, e quindi la probabilità che succeda resta sempre
estremamente bassa. Noi non abbiamo mai raccolto resoconti di
catamarani che si siano rovesciati a causa delle onde, sempre
restando nel campo della crociera d’altura, e in quella parte di
mondo dove la meteorologia è più benigna. Certo se si passa dalla
crociera alla regata, o se si va alle latitudini alte, allora le
cose cambiano e di molto. Altri inconvenienti dei catamarani sono
un marcato limite nel peso del carico trasportabile e un notevole
tecnicismo di progetto e di costruzione che impone, in un certo
senso, che lo skipper sia a sua volta un po’ un tecnico e che
capisca gli sforzi dei materiali e sappia regolarsi di
conseguenza.
Una
volta in Tanzania abbiamo incontrato un catamarano sui 12 metri
che proveniva dal Sudafrica. I proprietari lo avevano acquistato
nuovo nuovo sei mesi prima ed erano disperati. Nel tragitto dal
Sudafrica alla Tanzania (un migliaio di miglia) si era rotto di
tutto. Si erano fessurati due dei 4 serbatoi dell’acqua dolce, si
erano rotte due drizze, aveva ceduto una sartia, una linea d’asse
si era disallineata ed erano comparse delle brutte screpolatura in
corrispondenza della giunzione degli scafi. Un disastro, insomma,
e i due non sapevano che fare. Ritornare in Sudafrica affrontando
1000 miglia controvento per riportarlo al cantiere che lo aveva
così malcostruito? Ripararlo alla bellemeglio e continuare verso
l’Europa con il dubbio, legittimo, che la barca potesse cedere
definitivamente e colare a picco? Certo, in quel caso, era la
costruzione a non essere all’altezza, ma il problema tecnologico
nei multiscafi è più importante che nelle barche a vela perché gli
sforzi strutturali sono maggiori. Così, più che per i monoscafi,
chi acquista deve essere in grado di controllare che progetto,
realizzazione e costruzione siano a regola d’arte. Robert,
canadese, è sposato con Jane, danese. Hanno vissuto in Canada,
negli USA, a Tokyo in Nuova Zelanda e in Australia. E’ da una vita
che navigano, prima con una barca di 44 piedi classica,
vagabondando per 10 anni dal Canada agli Stati Uniti e poi
attraverso il Pacifico e tutti i suoi arcipelaghi fino in
Australia. Li avevano deciso di vendere la barca e di stabilirsi a
terra salvo cambiare idea dopo un paio d’anni, farsi costruire un
catamarano e ripartire. Sono le persone giuste per chiedere un
confronto. Siete contenti del catamarano? Era meglio il monoscafo?
Quali sono i vantaggi e quali gli inconvenienti?
"Il catamarano
è incredibilmente più comodo" dice Jane, "più spazio
dentro, con quattro cabine comode e indipendenti e con un salone
immenso, più spazio fuori, con una enorme veranda. Poi non sbanda,
e non si devono fissare tutte le cose ogni volta che si parte, è
molto più veloce, e i passaggi oceanici diventano corti quasi
della metà. E poi dal catamarano il mare si vive meglio, si sta
più in alto, si gode il paesaggio, si ha una migliore
ventilazione, insomma, si sta più comodi". Via via che parla
Jane continua ad elencare solo vantaggi. E gli svantaggi? Il peso,
risponde. Il carico di un catamarano è limitato. La gente tende ad
ignorare le istruzioni del costruttore e a caricarlo a piacere,
come si farebbe con un monoscafo. Se ci si mettono 60 metri di
catena invece che trenta, 500 litri di acqua invece che 250, 400
di gasolio invece che 200 e poi si aggiungono i libri, le
provviste, le bombole da sub, e tutto il resto va a finire che la
barca è sovraccarica e si comporta male. Il galleggiamento si
abbassa, la clearance tra i due scafi si riduce e le onde ci
picchiano sotto, aumenta la tendenza ad ingavonarsi, aumentano gli
sforzi e le rotture diventano molto probabili. Il problema si pone
soprattutto con i catamarani di serie, che non sono disegnati per
la crociera a grande raggio. "Questo su cui navighiamo ora",
continua Jane, "è stato progettato appositamente per noi, in
modo da poterci mettere le stesse cose che avevamo sul nostro
vecchio 44 piedi: tanta catena, tanta acqua, tanti gasolio, tanti
libri eccetera. Ce l’abbiamo da 4 anni e ne siamo contentissimi".
Un
catamarano da 38 piedi, insomma, se progettato bene, può caricare
le stesse cose che stanno su una barca a vela di 44 piedi. Ma
offre molto spazio e comodità in più. Altri difetti: “beh, la
bolina,sia perché il catamarano bolina e non va al di sotto dei
55°, sia perché siccome dispone di molta potenza tende ad essere
troppo veloce, e andare a 10, 12 nodi contro onde di due o tre
metri può essere terrificante. Bisogna sempre ricordarsi, di
tenere bassa la velocità, anche perché altrimenti si rischia di
rompere qualche cosa”. Così, chi acquista un catamarano, deve
essere anche un po’ ingegnere. Deve capire gli sforzi e la
resistenza dei materiali, deve conoscere bene la propria barca e
sapere quando si può forzare e quando è importante ridurre. Ci
sono poi alcuni inconvenienti minori: nei porti del terzo mondo è
difficile trovare strutture attrezzate per alare i catamarani. La
larghezza impedisce di utilizzare i travel lift. Bisogna
noleggiare e far venire delle gru, cosa non sempre possibile e
comunque sempre complicata e un po’ rischiosa. In compenso, se
necessario, si può far carena su una spiaggia, approfittando della
bassa marea. Abbiamo lasciato per ultimo l’inconveniente più
grosso: il prezzo. I catamarani sono costosi, molto più delle
barche a vela, sia perché sono grandi, sia perché si avvalgono di
tecnologie e materiali d’avanguardia dove è difficile fare
economia. Morale, la diffidenza è ancora grande, e le opinioni del
tipo: “io su un affare di quel genere non ci andrei mai!” sono
ancora molto diffuse, soprattutto tra quelli che non ci hanno mai
navigato. A noi, che a nostra volta non ci abbiamo mai navigato se
non per brevissime crociere, sembra però di poter concludere che,
posto che lo scafo sia progettato e costruito bene, che sia lungo
almeno 12-14 metri, che lo skipper sia competente un po’ in campo
ingegneristico, e che si disponga del capitale necessario, la
scelta del catamarano, anche per la navigazione oceanica, stia
diventando una opzione possibile e conveniente.
L’indirizzo internet
www.catamazonas.it si occupa di viaggi vacanza crociera in barca a
vela con skipper su yacht catamarani e imbarchi individuali alla
cabina per charter nautico giornalieri, weekend, settimane mare
tirreno, isole Sardegna, Sicilia, Corsica, Elba, Ischia, capri,
ponza. Effettua periodicamente offerte, promozioni, sconti, viaggi
last minute su charter nautico noleggio multiscafi da crociera a
vela per turismo vacanza di navigazione in mare mediterraneo.
Offre gratis in omaggio ai visitatori informazioni su attrezzatura
, consigli degli sportivi su immersioni sub con bombole, scuba
diving, pesca in apnea, snorkeling, pesca alla traina, mulinelli e
canne, foto subacquee, sport mare, canoa, kayak, surf, fitness,
relax, sauna, ricette di cucina, benessere e salute a bordo di
imbarcazioni per nautica da diporto. Link previsioni meteo marine,
link traghetti, treni, aliscafi, compagnie aeree, link riviste
nautiche.
|