PONZA, PALMAROLA e ZANNONE
dal sito www.nautica.it
Arrivare
a Ponza, da Roma, sembra sempre un po' un salto nel tempo. Un
salto indietro, si capisce. Una manciata di chilometri dalla
città, da tratti di costa aggrediti da case e villette, una breve
corsa sul mare e tutto cambia. Cambiano i rumori i profumi, cambia
l'atmosfera. Ogni volta che scopriamo Ponza da lontano assistiamo
alla stessa magia, il suo profilo sottile sembra essere la porta
d'ingresso all'arcipelago che non c'è. E solo per questo, per
vivere e gustare questa magica sensazione, vale la pena di evitare
i due mesi d'estate, o gli affollatissimi fine settimana. Ponza va
vissuta in primavera, invasa dal giallo delle ginestre, o in
autunno, quando l'ora del rosa arriva più presto e dura più a
lungo. Scomoda Ponza per il navigante, con la sua rada-porto mai
del tutto sicura, aggredita dai venti di levante o da quelli di
ponente che scendono giù rotolando dalla montagna. Oggi screziata
da quattro, cinque pontili galleggianti, comodi, di certo, ma che
mai daranno quella sicurezza e quella tranquillità che tutti sulla
nostra barca sogneremmo. Ma forse proprio questo è il bello. Forse
proprio il fatto che Ponza dopotutto è un'isola per noi, un'isola
dedicata ai naviganti, non ai turisti, una cresta di tufi che sale
verticale dall'acqua cristallina, e si arrampica verso l'alto,
corre sul mare sinuosa, formando cale e insenature. E ora sta a
noi, alla nostra abilità, scoprire quale ci offre migliore
rifugio, quale ci promette un notte tranquilla, quale un
ancoraggio sicuro.
La banchina del
porto, sul lato meridionale della baia, è circondata dalle
colorate case del paese che vi si affacciano da presso,
perennemente affollata di grandi pescherecci ormeggiati
caoticamente gli uni addosso agli altri, a formare un unico
indistricabile groviglio. Pescherecci, banchina, case affacciate
sull'acqua: tutto appartiene all'isola, tutto sembra rimanere
misteriosamente staccato dalla realtà turistica oggi assolutamente
innegabile. Di fronte, la banchina riservata agli aliscafi e alle
vedette di Carabinieri, Finanza e Guardia Costiera. A noi resta
dunque la scelta tra la rada, i pontili galleggianti, o un
ancoraggio altrove, in qualunque parte dell'isola.
E allora partiamo
per un giro dell'isola, lungo una delle coste più belle e
spettacolari che io conosca, navigando su di un'acqua così
cristallina da sembrare quella del Mediterraneo di trent'anni fa.
Subito a nord del porto superiamo lo scoglio Ravia, che chiude
definitivamente la rada principale, oltre il minuscolo abitato di
Santa Maria. Sarebbe divertente esplorare le grottine che si
aprono nella roccia della costa, proprio sulla punta, ma talvolta
la concentrazione di barche fa venire voglia di passare oltre.
Sullo scoglio della Ravia c'è il fanale verde. Oltre eccoci nella
cala del Frontone, che ci offre un discreto ridosso ai venti del
III quadrante. La spiaggia del Frontone è meta dell'incessante
andirivieni delle imbarcazioni di linea che qui trasportano i
villeggianti dal porto. Entrando al Frontone fate attenzione allo
scoglio della Zizza, ma soprattutto ad uno semiaffiorante a lui
vicino. Come detto, se siete senza barca potete raggiungere il
Frontone con le barche che fanno in continuazione avanti e
indietro, oppure a piedi per un sentiero piuttosto scomodo. A nord
il Frontone è chiuso da una protuberanza piuttosto massiccia, a
sua volta frastagliata in piccole cale ottime per una giornata di
relax ormeggiati su bassi fondali buoni tenitori, con la barca che
sembra sospesa nell'acqua assolutamente cristallina.
Siamo
all'ingresso della spettacolare cala dell'Inferno, segnalato dal
caratteristico scoglio "la Piana Bianca". Attenzione agli
scoglietti affioranti là attorno, del resto non particolarmente
pericolosi perché visibilissimi. Siamo alla "Spiaggia del Core",
una spiaggetta ciottolosa inaccessibile da terra con fondali che
raramente superano i dieci metri. La roccia verticale e altissima
protegge perfettamente dai venti di ponente, ma fa ombra fin dalle
prime ore del pomeriggio. La spiaggia del Core è così chiamata per
via di una roccia a forma di cuore, appunto, che si individua a
mezza costa; a nuoto o con un tenderino a remi possiamo esplorare
la piccola grotta degli Smeraldi. Andarci al mattino è l'unico
modo per capire il perché del suo nome. Eccoci dunque a cala
dell'Inferno, accessibile da terra per via di una galleria scavata
nel tufo in epoca romana ed oggi in parte crollata. Attenzione al
centro della cala ai resti di un bastimento affondato qui qualche
decina di anni or sono.
Da Cala
dell'Inferno scorgiamo oramai lo scoglio di Aniello Antonio, che
si erge dal mare oltre punta Nera, di fronte alla spiaggia
ciottolosa dello Schiavone. Si può passare in barca tra lo scoglio
grande e i piccoli che lo circondano, sarebbe bene tuttavia
evitare per il rischio di investire qualche bagnante o subacqueo
che si trovi in quelle acque. Di fronte alla spiaggia dello
Schiavone si erge il maestoso arco naturale, detto anche lo
scoglio di Spaccapurpo. Attraversabile lo scoglio, diventa in
estate meta di decine di barche che sembrano trovare gusto nel
passare e ripassare attraverso l'arco: meglio dare fondo un po'
più lontano per evitare di essere disturbati dal via vai. Due
gruppetti di scogli affioranti chiudono da un lato e dall'altro la
piccola ma deliziosa cala dell'Ebreo, a sud dell'omonima punta. Il
fondale di 5 metri garantisce un comodo ormeggio e la spiaggetta
sassosa ci offre un po' di relax. Oltre si apre l'ampia cala
Gaetano, ben ridossata dal maestrale. Anche qui un basso fondale
sassoso consente un facile ancoraggio per una giornata tranquilla.
Siamo
così all'estremità settentrionale dell'isola, in prossimità
dell'isolotto di Gavi. Attenzione nel passaggio tra punta
dell'Incenso e Gavi. Un gruppetto di scogli affioranti rende il
passaggio pericoloso. Occorre tenersi più vicini a Gavi che a
Ponza. La profondità del canale è di 4 metri e non è escluso che
non conoscendo il passaggio non sia conveniente fare il giro
largo. Il versante di ponente di Gavi offre una bella e facile
immersione, un itinerario a bassa profondità che termina in una
stretta e profonda grotta. Bellissimi anche i fondali dello
Scoglio Rosso e degli altri scoglietti affioranti nel canale tra
Gavi e Zannone.
Doppiata la punta
Incenso, ci troviamo a cala Felci, dove troveremo ridosso dai
venti meridionali e una piccola spiaggia affacciata su acque
particolarmente trasparenti, rese ancora più invitanti dal
biancore delle rocce del fondo. Oltre cala Felci, completamente
esposta al maestrale, troviamo cala Fonte, uno degli angoli più
suggestivi di Ponza. La caletta è raggiungibile da terra molto
facilmente, e vi si trova una sorta di minuscolo porticciolo
ricavato utilizzando la protezione di un grande scoglio vicino a
terra: lo scoglio di tufo è stato nei secoli scavato dai pescatori
che vi hanno ricavato depositi e vasche per mantenere in vita il
pescato. Eccoci a cala Cecata, in realtà un ampio tratto di costa
rettilineo, con andamento pressappoco da est a ovest fino alle
rocce di punta Papa. Qui nei paraggi si trovano due dei punti
d'immersione più rinomati dell'isola: il celebre relitto di un
mezzo da sbarco americano affondato da una tempesta durante
l'ultima guerra, proprio sotto la punta, e una meravigliosa secca
che al largo sale da sessanta a trentacinque metri, riservata ai
più esperti ma davvero ricca di ogni ben di Dio.
Oltre punta Papa,
quasi un'unica grande baia divisa in due, troviamo cala dell'Acqua
e cala Feola, sotto all'abitato di Le Forna. Le due cale offrono
una ottima alternativa all'altro versante per rifugiarsi quando
soffiano i venti del II quadrante. Siamo nel punto in cui l'isola
è più stretta: solo 200 metri tra un versante e l'altro. A Cala
Feola si trovano le celebri e bellissime piscine naturali, in
realtà due profonde insenature chiuse ed accessibili da mare
attraverso uno stretto passaggio praticabile da piccole barche. Di
qua Palmarola dista solo 4 miglia.
La
costa occidentale di Ponza è convessa, al contrario di quella
orientale, chiusa su se stessa, dunque più esposta e frastagliata.
Bellissima la zona dei faraglioni di Lucia Rosa che offre anche
una certa protezione dai venti del I e II quadrante. La profondità
dell'insenatura di fronte alla spiaggia di Lucia Rosa varia tra i
4 e i 15 metri. Divertente esplorare i fondali dei faraglioni con
maschera e pinne. Sfortunatamente anche qui dovremo fare i conti
durante la bella stagione con numerosi natanti che navigano in
immediata prossimità delle rocce. Come detto questa è una delle
zone più belle dell'isola, e offre una grande varietà di
morfologie e minuscole calette incastonate tra le rocce, dove è
possibile trovare un po' di privacy. Ed eccoci ora nella zona
frastagliatissima dei faraglioni, alta e spettacolare sul mare,
che coi conduce fino a capo Bianco e poi alla grande spiaggia di
Chiaia di Luna. Chiaia di Luna, affacciata su Palmarola e protetta
da una falesia alta più di cento metri, è raggiungibile da terra
attraverso un tunnel scavato nel tufo in epoca romana. Il seno
offre riparo con venti del I e II quadrante. Proprio sulla
spiaggia un ristorante delizioso: Giacomino a Chiaia di Luna.
Dobbiamo
ora navigare verso sud fino all'espostissima zona di punta della
Guardia, estrema propaggine meridionale dell'isola, prima di
tornare ancora sul versante orientale. Una volta passati sotto al
faro della Guardia, sovrastato dai 280 metri di quota del punto
più alto dell'isola, dirigiamoci verso la zona dei Faraglioni del
Calzone Muto, dove troveremo due o tre piacevoli spiaggette. Più
avanti, i faraglioni della Madonna, simili ad una singola e
sottile lama che esca verso il mare aperto. Qui un certo numero di
passaggi e passaggetti subacquei, archetti rocciosi e grotticine
fanno la gioia dei sub alle prime armi, purtroppo però il
passaggio di barche rende la cosa piuttosto pericolosa. Al largo
di punta della Madonna si trovano gli scogli delle Formiche, che
nascondono i fondali più belli e ricchi di Ponza. Troveremo grotte
subacquee e passaggi spettacolari a pochi metri, e bellissime
gorgonie. Addirittura la scorsa primavera vi abbiamo incontrato un
grande tritone che si aggirava sui fondali. Prima di rientrare in
porto fermiamoci per una visita alle piscine romane. Antichi
murenari che dall'esterno sembrano essere ridotti ad una semplice
grotta scavata nel tufo. Entrando all'interno scopriamo invece che
la piscina principale è solo il centro di un complesso sistema di
canali artificiali scavati nella roccia che hanno il compito di
mantenere ossigenata l'acqua all'interno della vasca. Una geniale
opera d'ingegneria, così efficiente che ancora oggi le vasche sono
caratterizzate da acqua cristallina e libera da sedimenti. Dopo
2000 anni è un buon risultato. Abbiamo così completato il nostro
giro di questa straordinaria isola, che anche oggi, al tramonto,
si tinge di rosa.
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